È alla sua quarta edizione la rassegna Rose libri musica vino che si svolge nel magnifico grande roseto del Parco di San Giovanni a partire da giovedì 8 maggio, alle 17.00: quattro serate di incontri con giardinieri, scrittori, scienziati, architetti, musicisti, vignaioli; ogni appuntamento sarà dedicato a un tema diverso.
Comincia giovedì 8 maggio Rose libri musica vino, la rassegna promossa e organizzata dall’Università di Trieste e Agricola Monte San Pantaleone, curata quest’anno da Patrizia Rigoni; la manifestazione nasce dal connubio di divulgazione scientifica, impresa sociale, passione per l’ambiente, emozioni enologiche e incontri artistici e culturali.
Quest’anno la rassegna è inserita nelle iniziative di In Primavera a Trieste, evento che vuole coordinare con incontri, visite e scoperte gli spazi verdi più belli di Trieste: il Parco di Miramare e l’Orto Botanico, la Villa Revoltella e il Museo Sartorio, e naturalmente il Parco di San Giovanni, cuore della manifestazione, che in questo periodo si presenta nella sua veste migliore, nel momento di massima fioritura delle sue cinquemila rose.
Gli appuntamenti si terranno proprio nel Roseto del Parco di San Giovanni, in via Nicolò Bottacin, a Trieste.
In caso di maltempo l’iniziativa si trasferisce al bar ristorante Il Posto delle Fragole.
Giovedì 8 maggio saranno, dalle ore 17, Vladimir Vremec, paesaggista, e Matteo Giraldi, naturalista, a raccontare Le rose selvatiche e i loro ibridi più interessanti.
Dopo il saluto della Presidente della Provinciadi Trieste Maria Teresa Bassa Poropat, Lorenza Zambon, attrice-giardiniera del Monferrato, presenterà il libro Lezioni di giardinaggio planetario, Ponte alle Grazie, 2014.
A seguire, Andrea Nardini, fisiologo vegetale dell’Università di Trieste, ci parlerà de Il dilemma quotidiano delle piante: non morire di fame, rischiando di morire di sete.
Le musiche di Chiara Urli, violoncello, accompagneranno la serata che verrà chiusa da Matej Lupinc, vignaiolo, che ci parlerà di Vitovska e Terrano.
In giro per il mondo, negli orti urbani e lungo le pendici delle montagne, ai bordi delle strade e in mezzo ai deserti, ovunque brulicano instancabili giardinieri. Mossi dall’istinto e dal piacere, seminano, trapiantano, accudiscono e ripuliscono: un esercito composito, idealista e determinato. Una di loro, Lorenza Zambon si è fermata un po' per accompagnarci in queste sue particolarissime e visionarie : tecniche base di coltivazione e insegnamenti di maestri giardinieri assai speciali, scrittura con i bulbi e racconti di filosofi dell'incolto e di contadini sapienti. Le esercitazioni partono da un pugno di terra per arrivare alla scala planetaria, passando per orti da passeggio, aiuole resuscitate, e persino Detroit perché per essere giardinieri non occorre possedere un giardino, il giardino è il pianeta e noi tutti ci viviamo dentro.
Lorenza Zambon, teatrante da sempre, è cofondatrice della casa degli alfieri, noto centro di produzione artistica sulle colline del Monferrato in cui luogo, vita, teatro si intrecciano nel processo creativo. Viene definita attrice giardiniera per la sua originale ricerca di ibridazione fra il teatro e la natura, che ha prodotto un festival (Naturalmente arte), azioni militanti, laboratori, e soprattutto spettacoli pensati per luoghi naturali, giardini, parchi, boschi, oppure per far irrompere frammenti di natura vivente all’interno di spazi chiusi. Tra le sue realizzazioni: Variazioni sul giardino, Paesaggi, Sillabario della natura, Sylva, la versione teatrale de Il giardino segreto (assieme a Pia Pera), e le Tre lezioni di giardinaggio planetario.
Andrea Nardini, Fisiologo vegetale, Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, affronterà invece Il dilemma quotidiano delle piante: non morire di fame, rischiando di morire di sete. Che la vita sia precaria, è cosa ben nota a tutti noi. Immersi nella quotidiana fatica dell’esistere, forse a volte ci capita di pensare con un po’ di invidia alle piante: organismi autotrofi che se ne stanno lì e si procurano il loro "pane quotidiano" contando sulla luce solare e sulla CO₂ disponibile nell’aria che le circonda. Eppure, a ben guardare anche le piante vivono il loro quotidiano dilemma esistenziale. Perché, dal loro punto di vista, il biossido di carbonio è sin troppo rarefatto nell’attuale atmosfera, e per procurarsene in quantità sufficienti le piante si espongono al costante rischio di perdere eccessive quantità di acqua verso l’atmosfera e di morire quindi per disidratazione.Non morire di fame, rischiando continuamente di morire di sete: eppure le piante hanno messo a punto affascinanti meccanismi per risolvere il loro dilemma quotidiano...
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