Da luogo della contenzione e della sofferenza, a territorio aperto, socializzante, di forte interazione con il territorio e la cittadinanza, polifunzionale, di libero scambio e partecipato, San Giovanni può diventare luogo simbolico, laboratorio, in cui si possono testare nuove modalità d’ “uso” della città: vista non tanto come macchina progettata per risolvere problemi funzionali, pratici, ma soprattutto come luogo in cui si mettono a confronto culture diverse, espressione di mondi diversi. Un laboratorio per la città del futuro: non omogeneità, non omologazione, bensì coabitazione e contaminazione di culture diverse. Una prospettiva ampia, socializzante, in cui la varietà sia un bene prezioso da conservare e sostenere. Città di frontiera con una propria specificità internazionale, fin dalla sua nascita Trieste è sempre stata aperta ad accogliere e confrontarsi con culture, etnie, religioni derivate da mondi assai diversi.
Tratto da Luciano Celli, in “L’Ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Storia e cambiamento 1908-2008”, Electa 2008